Venerdì 4 aprile con le proclamazioni del Premio ABITARE MINIMO IN MONTAGNA si è inaugurato Festival all’Insù. Il Premio nasce con l’obiettivo di valorizzare interventi architettonici di piccola scala che, attraverso soluzioni sobrie e intelligenti, siano in grado di generare un impatto significativo sulla qualità dei territori montani.

Giorgio Azzoni (Curatore scientifico di Festival all'insù), Dario Castellino, Enrico Scaramellini, Attilio Cristini (Coordinatore istituzionale di Festival all'insù)

Al centro c’è l’idea di un’architettura essenziale, che con risorse minime sappia raggiungere il massimo risultato in termini di qualità ambientale, sociale e costruttiva. La montagna, con le sue complessità, diventa il contesto ideale per sperimentare una sostenibilità concreta e radicata nei luoghi.

 
Il Premio dà spazio a progetti di rigenerazione di edifici esistenti – storici o recenti – attraverso pratiche di riuso, conservazione e riscrittura contemporanea. La mostra itinerante e il catalogo che accompagnano l’iniziativa favoriscono la diffusione delle buone pratiche, creando occasioni di confronto e consapevolezza attorno al tema della qualità dell’abitare in montagna.

 
42 le opere ammesse al Premio in rappresentanza di Alpi, Appennini e isole. Due i progetti premiati, uno per ciascuna delle due sezioni: ARCHITETTURA MINIMA e ARCHITETTURA MINIMA DEGLI INTERNI.

Per la prima sezione è stato premiato l’architetto Enrico Scaramellini con il progetto Spluga Climbing Gym. Scaramellini ha realizzato l’ampliamento di una palestra scolastica a Campodolcino, in Valchiavenna, innestando una parete di arrampicata percorsa da 25 vie.

 

Per realizzare l’attività indoor dell’arrampicata, questo intervento ha introdotto un grande monolite composto da cinque facce, alto come un condominio di altrettanti piani. Nonostante la gravità e l’imponenza di questo innesto, si riscontra un impatto visivo contenuto per il modo in cui l’elemento aggiuntivo dialoga con il contesto in cui la palestra si colloca, permettendo così di disvelare il valore dell’edificio preesistente.

 

Il progetto ha previsto una ricerca dei colori del paesaggio, realizzata grazie al supporto di un laboratorio specializzato in calcestruzzo, che ha permesso di riprendere i toni delle rocce e dei boschi circostanti. La relazione tra geometria e natura si percepisce inoltre dalla sintonia tra gli alberi ad alto fusto che circondano la palestra e il volume aggiunto.

Per la seconda sezione invece, Dario Castellino ha vinto con Intersezioni: la scatola nel convento. Il progetto si situa nella piccola borgata medievale di Maddalena in Valle Maira e affronta il tema del ripensare l’abitare attraverso un approccio misurato e rispettoso, che occupa solo lo spazio necessario all’interno di un manufatto preesistente.

 

All’interno dell’antico edificio in pietra è stata inserita una capsula abitativa autonoma in legno, richiamo materico alla memoria costruttiva del luogo. Questa piccola cella residenziale, pensata per un uso essenziale e contemplativo, non solo restituisce vita a un volume altrimenti abbandonato, ma innesca una relazione virtuosa tra passato e presente, in un’ottica di archeologia attiva che rigenera senza cancellare.

Più volte richiamata durante le presentazioni e gli interventi della Giuria, la metafora dello “zaino leggero” – portare con sé solo l’essenziale, lasciando a valle il superfluo – ben riassume lo spirito dell’architettura minima, che nell’economia dei gesti e dei materiali trova il suo senso più profondo. Un approccio che dà valore al processo, alla cura, alla relazione con i luoghi e le persone, più che all’esito formale.

testo: Maddalena Gallotto e Laura Bona (Residenze Eroiche)